Spilamberto, 11 aprile 2024

 

Cari iscritti, care iscritte,
gentile segretario provinciale,

con questa lettera rassegno le mie dimissioni dal Partito Democratico. Lunedì ho incontrato gli iscritti del Partito Democratico di Spilamberto, la comunità che mi ha accolto tanti anni fa al tempo delle primarie del 14 ottobre 2007. A loro ho comunicato per primi la mia scelta di salutarli e andarmene. Se il PD fosse a tutti i livelli come quello di Spilamberto e dei nostri circoli, probabilmente pochi se ne andrebbero, ma – prendo atto – non è così.

In questi anni ho cercato di dare il mio contributo per costruire un partito riformista capace di parlare contemporaneamente a chi, più fragile, ha bisogno di essere protetto e a chi, invece, chiede soltanto di essere lasciato libero di crescere e dare sfogo alle proprie energie imprenditoriali. Mi sono impegnato per avere un partito che fosse in grado di tenere insieme tutti i lavoratori, fossero imprenditori, lavoratori autonomi o dipendenti, valorizzando il contributo che ciascuno è in grado di dare alla società. Ho sognato un partito capace di prendere una posizione netta in difesa degli oppressi, condannando senza ambiguità chi si macchia di crimini orrendi contro la sua gente e contro gli altri popoli. Un partito riformista e progressista (perché sì, a volte anche stando a sinistra si rischia di essere conservatori), capace di opporsi ai populismi di estrema destra e a quelli di estrema sinistra.

Ho vissuto nell’idea che il nostro fosse un partito aperto, in cui i contributi degli iscritti non fossero visti come una messa in discussione del gruppo dirigente o del leader di turno. In cui le persone – ma anche le idee – potessero essere sfidate attraverso primarie democratiche.

So di non essere stato un iscritto facile. Ho sempre messo al primo posto le idee in cui credevo, spesso anche a scapito della “linea” di partito. Ho amato confrontarmi con chi aveva una tessera diversa dalla mia e creare nuovi legami anche con chi non la pensava su tutto come noi.

Da amministratore locale questo spesso ha significato lottare contro chi era più in alto di me. Come quando da consigliere comunale ho criticato il mio sindaco per le inefficienze nella raccolta differenziata; o come quando mi sono candidato alle primarie locali sfidando la leadership per cambiare il futuro della mia città. Ho sfidato il partito quando da Sindaco ho scelto di ospitare uno stabilimento Amazon nel nostro territorio, scontrandomi con l’ipocrisia di coloro che, dicendosi difensore dei lavoratori, non disdegnavano contributi da chi quei lavoratori li aveva sfruttati. Non mi sono mai tirato indietro quando pensavo di essere sulla strada giusta e ho sempre combattuto le mie battaglie a viso aperto.

Dopo quindici anni è tempo di bilanci. Sono orgoglioso di quello che insieme alla mia comunità siamo riusciti a fare. I tanti traguardi raggiunti non rappresentano un punto di arrivo ma sicuramente oggi Spilamberto è un posto migliore di come l’abbiamo trovato. Non sono sicuro di poter dire la stessa cosa del partito in cui ho militato.

Non voglio più illudere quanti credono in me che quella che abbiamo percorso fin qui sia ancora la strada migliore per chi vuole far progredire il nostro Paese. Ho smesso di crederci. Per anni ho dato il massimo e ho fatto del mio meglio ma evidentemente qualcosa non ha funzionato e le nostre strade ormai si sono divise. A tutti i miei compagni di viaggio che ancora credono nel Partito Democratico io auguro il meglio – grazie per le cose belle fatte insieme – ma, per il mio e il loro bene, è giusto che oggi ci salutiamo e che io lasci quella che per tanti anni abbiamo chiamato la nostra casa; è giusto che oggi io lasci quella che per tanti anni ho chiamato casa mia.

E quindi, come cantava Caterina Caselli: Arrivederci amore, ciao!

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